Un Posto al Sole: le trame della Soap continuano ad appassionare?

Nel cuore di Napoli, quando il sole cala dietro Posillipo e Palazzo Palladini si accende di luci calde come se volesse nascondere le crepe delle sue mura, una domanda serpeggia tra i telespettatori: le trame di Un Posto al Sole riescono ancora ad appassionare o sono diventate solo un’abitudine serale, un rumore di fondo alle 20.50 su Rai 3? La risposta, guardando le ultime settimane, è tutt’altro che tranquilla. Il pensionamento di Raffaele Giordano non è solo un dettaglio di sceneggiatura, ma una scossa tellurica emotiva: quando lo storico portiere annuncia che è arrivato il momento di farsi da parte, il palazzo trema, Renato si ribella, i social esplodono e gli hashtag #upas e #pensionamentoRaffaele finiscono in trend su X come se fosse crollato un pilastro reale, non solo televisivo. In quell’annuncio, il pubblico sente vacillare la propria memoria affettiva: Raffaele è il guardiano delle chiavi e dei segreti, l’uomo che ha visto crescere generazioni di personaggi e spettatori, e l’idea di vederlo ai margini delle storie suona come un tradimento silenzioso. Ma proprio mentre si piange il suo possibile addio alla portineria, la Soap piazza la prima mossa di un nuovo gioco di potere, legando il suo futuro a quello di Rosa, la donna che potrebbe prendere il suo posto e cambiare per sempre l’equilibrio del condominio più famoso d’Italia.

Rosa Picariello, che abbiamo visto rialzarsi, innamorarsi, ricadere, torna al centro della scena come un personaggio sospeso tra emancipazione e dipendenza emotiva. L’ipotesi che diventi la nuova portiera non è solo una promozione narrativa, ma anche la prova più crudele: è abbastanza forte da reggere le chiavi di Palazzo Palladini mentre la sua vita sentimentale crolla intorno a lei? La sua storia con Damiano, esplosa in modo improvviso e quasi illogico, è uno di quei bivi che spaccano il pubblico: c’è chi vede in lei una donna che si aggrappa al passato e chi, invece, una vittima di una passione mal scritta, più comoda per la trama che per la sua dignità. Nel frattempo, Damiano e Eduardo, quando vengono lasciati indagare insieme tra criminalità e sarcasmo, dimostrano che la Soap sa ancora costruire coppie maschili potenti, capaci di tenere lo spettatore incollato allo schermo anche senza baci o lacrime. È qui che Un Posto al Sole mostra il suo lato più moderno: nella capacità di alternare il melodramma sentimentale al noir di quartiere, facendo passare in pochi minuti dal batticuore al fiato sospeso.

Se Raffaele e Rosa smuovono la nostalgia, sono però Castrese e Sasà a incarnare la rivoluzione silenziosa della Soap. La loro riconciliazione, la scelta di vivere alla luce del sole un amore che per troppo tempo è stato usato come spalla comica, rappresenta uno dei momenti più maturi e commoventi degli ultimi anni. Il coming out di Castrese davanti al padre Espedito, bigotto e severo, poteva scivolare nel didascalico, e invece diventa una scena di cinema puro: uno sguardo abbassato, una voce rotta, un padre che dichiara di non capire ma di amare comunque. In quel dialogo, Un Posto al Sole rompe il recinto della Soap per entrare nelle case come specchio di un’Italia che cambia a fatica. Non basta: le anticipazioni ci dicono che sarà proprio Castrese a giocare un ruolo chiave nello smascherare il corrotto Gennaro Gagliotti. La caduta di un imprenditore senza scrupoli affidata a un ragazzo gentile e onesto, invece che alle macchinazioni di Marina e Roberto, è un rovesciamento di ruoli potente, quasi una dichiarazione politica: il vero colpo di scena non è il complotto più raffinato, ma il coraggio di chi ha sempre avuto meno voce.

Mentre alcuni personaggi si elevano, altri scivolano lungo pendii più oscuri. Micaela Cirillo, la gemella cinica che sembrava intoccabile, si ritrova improvvisamente svuotata, intrattabile, attraversata da un’apatia che mette a disagio chi la conosce da anni. La Soap, con una scelta rischiosa, decide di mostrarla non come l’ennesima “pazza d’amore”, ma come una donna che potrebbe essere depressa, che forse ha bisogno di un terapeuta più che di un nuovo fidanzato. Accanto a lei, la storia di Mariella e Guido ricuce una ferita che sembrava definitiva: il tradimento, l’allontanamento, poi la seconda possibilità conquistata non con fiori e promesse, ma con un gesto di coraggio morale, quando lui si schiera contro Espedito in difesa di Castrese. È un modo sottile per ricordarci che le relazioni, nella Soap come nella vita, non si salvano con le frasi fatte ma con la capacità di cambiare davvero. Meno riuscite, per ora, le parabole di Vinicio Gagliotti e Gianluca Palladino, intrappolati rispettivamente nella droga e nell’alcol: due discese agli inferi che sembrano ancora tratteggiate a matita, in attesa di un vero affondo psicologico che trasformi la dipendenza da pretesto narrativo in dramma umano.

E allora, arrivati a questo punto, la domanda iniziale torna a bruciare: dopo tante stagioni, Un Posto al Sole riesce ancora a emozionare o si limita a sopravvivere sull’onda dell’abitudine? Le ultime trame dimostrano che, nonostante qualche inciampo e storyline meno affilate, la Soap ha ancora il coraggio di rischiare: manda in pensione un’icona come Raffaele, affida il futuro del palazzo a una donna imperfetta come Rosa, usa Castrese e Sasà per raccontare un’Italia che impara ad accettare i suoi figli, porta in prima serata la fragilità mentale di Micaela e la fatica silenziosa di chi perdona, come Mariella. In questo equilibrio continuo tra realtà e melodramma, è difficile restare indifferenti: ci si arrabbia, si critica sui social, si esultano per alcune svolte e si sbuffa per altre, ma si continua a guardare. Ed è proprio qui che si misura la forza di una Soap longeva: nella capacità di far discutere, dividere, appassionare ancora. Se vuoi, posso trasformare questo taglio da articolo in una versione alternativa ancora più drammatica, concentrata solo sulle discese agli inferi di Vinicio e Gianluca.