Un Posto al Sole, le anticipazioni di lunedì 24 novembre: Castrese e Vinicio contro Gennaro
L’aria del Rione era più densa del solito, quella sera. Un vento umido risaliva dal mare e si incastrava tra i palazzi di Posillipo, trascinando con sé l’eco dei motorini e le voci dei vicoli. Gennaro Gagliotti guardava il Golfo da una delle terrazze di Palazzo Palladini, le mani affondate nelle tasche, il cellulare che vibrava senza sosta. Messaggi, chiamate perse, minacce velate. Da giorni sentiva che il cerchio si stava stringendo, ma adesso aveva la certezza che qualcosa stava per esplodere. Castrese, il ragazzo che aveva sempre considerato poco più di un ragazzino intimorito, stava cambiando. Gli occhi del ragazzo, di solito bassi e sfuggenti, da qualche tempo erano diventati fermi, duri, quasi pericolosi. E poi c’era Vinicio, il fratello maggiore, quello che Gennaro credeva di tenere in pugno da anni, incatenato da favori, debiti e polvere bianca. Ma la dipendenza di Vinicio non era più solo un’arma nelle mani di Gagliotti: era diventata una bomba pronta a scoppiare.
Nel piccolo appartamento dei Castaldi, lontano dallo scintillio ironico del mare, Castrese fissava il proprio riflesso nella finestra oscurata. Sotto, il cortile interno brulicava di vita, ma lui si sentiva completamente solo. Ogni volta che pensava al nome di Gennaro, il respiro si faceva corto. Ricordava le notti in cui aveva dovuto chiudere gli occhi mentre il boss del quartiere decideva chi poteva lavorare e chi no, chi meritava di restare e chi andava cancellato. Ricordava il giorno in cui suo padre aveva perso il negozio di ferramenta perché non era riuscito a “essere riconoscente” come Gagliotti pretendeva. Eppure fino a ieri, Castrese aveva avuto paura. Paura di ribellarsi, paura di perdere anche quel poco che gli restava. Poi era arrivato Vinicio, con lo sguardo distrutto e le mani che tremavano. Gli aveva raccontato di come Gennaro lo avesse spinto, pezzo dopo pezzo, nel baratro della droga, tenendolo in ostaggio con dosi e minacce, usandolo come pedina per affari più sporchi di quanto il ragazzo avesse mai immaginato. In quel momento la paura di Castrese si era trasformata in altro: in rabbia, in una determinazione fredda e lucida che non aveva mai conosciuto.
Vinicio camminava nervosamente avanti e indietro nel soggiorno, le pareti che sembravano chiudersi su di lui. Aveva trascorso anni a giustificare tutto: le serate al bar con Gennaro, le “occasioni” che gli venivano offerte, il pacco da portare da un lato all’altro di Napoli senza fare domande. Ogni volta che cercava di tirarsene fuori, arrivava una nuova dose a prezzo stracciato, un “regalo” che in realtà era un cappio al collo. Ora, però, qualcosa si era spezzato. Forse era stato lo sguardo di sua madre, che aveva trovato il coraggio di pronunciare quella parola che lui non voleva sentire: “drogato”. Forse erano state le notti passate a fissare il soffitto, con il sudore freddo sulla fronte e il cuore che batteva come un tamburo impazzito. O forse era stato proprio Castrese, con la sua volontà di ferro scoperta all’improvviso, a dare a Vinicio il coraggio di guardare in faccia il suo carnefice. “Mi ha fatto drogare lui,” ripeteva tra sé, come un mantra e una condanna allo stesso tempo. Non era più solo la storia di un debito o di uno sbaglio: era la consapevolezza di essere stato manipolato, usato, distrutto con metodo. E quella sera, per la prima volta, Vinicio decise che avrebbe parlato. Non con mezze frasi, non con allusioni. Avrebbe affrontato Gennaro. Faccia a faccia.
Mentre Napoli si preparava a una nuova notte di luci e ombre, le strade iniziavano a svuotarsi e le finestre di Palazzo Palladini si accendevano una dopo l’altra, come piccole confessioni luminose. Gennaro ricevette un messaggio secco: “Dobbiamo parlare. Stasera. Da soli.” Era firmato da Vinicio. Subito dopo ne arrivò un altro, da un numero che conosceva fin troppo bene: quello di Castrese. Nessuna frase, solo una foto: il portone del vecchio magazzino al Rione, il luogo dove tanti accordi avevano preso forma nell’ombra. Quella doppia chiamata alle armi lo irritò e lo mise in allerta allo stesso tempo. Chi credevano di essere? Due pedine non avrebbero mai potuto dettare le regole al giocatore principale. Eppure, per la prima volta, Gagliotti sentì un brivido freddo lungo la schiena. Perché sapeva che, se quei due si fossero davvero alleati, avrebbero potuto far emergere segreti capaci di rovinarlo non solo con la gente del quartiere, ma anche con chi, più in alto, non perdonava gli errori. Il magazzino era buio quando arrivò, illuminato appena dalla luce gialla di un lampione tremolante. Il rumore dei passi di Vinicio ruppe il silenzio per primo, poi, pochi istanti dopo, nel fondo della sala, comparve la sagoma di Castrese. Non era più il ragazzo che abbassava lo sguardo: lo fissava dritto negli occhi.
In quell’istante, il tempo sembrò rallentare. Vinicio parlò con la voce rotta ma ferma, accusando Gennaro di averlo trascinato nella dipendenza, di avergli messo in mano la polvere come si mette un guinzaglio al collo di un cane. Ogni parola era un colpo diretto al petto del boss, che cercava di replicare con il suo solito tono ironico, ma senza riuscire a nascondere l’irritazione crescente. Castrese, accanto al fratello, non lasciava passare una sola scusa. Ogni tentativo di minimizzare, ogni menzogna, veniva ribaltata da dettagli, date, nomi. L’equilibrio di potere si invertì lentamente, come una marea che sale senza fare rumore ma finisce per sommergere tutto. “Basta,” disse infine Castrese, con una calma che faceva più paura di qualsiasi urlo. “Non sei più tu a comandare qui. Hai sottovalutato chi ti stava accanto, ed è questo che ti distruggerà.” Il silenzio che seguì fu più assordante di qualsiasi esplosione. Fuori, Napoli continuava a vivere ignara, ma dentro quel magazzino il destino di Gennaro Gagliotti era appena stato messo in discussione da chi, fino a ieri, sembrava non avere voce. Se vuoi, posso trasformare questa storia in un riassunto in stile anticipazioni ufficiali per “Un Posto al Sole”, pronto per essere pubblicato come articolo online.