Un posto al sole: Gennaro intensifica la guerra a Marina

L’intervista a Espedito è appena finita quando, nello studio ancora impregnato di luci fredde e silenzi trattenuti, qualcosa si spezza. Non è solo il fragile equilibrio della Radio Golfo, è l’eco delle sue parole che corre più veloce dei segnali in FM e arriva dove non dovrebbe. Alice, con le cuffie ancora calde sulle orecchie, ascolta il replay della trasmissione e sente in ogni pausa la menzogna di Vinicio. Accanto a lei, lui finge sicurezza, ma le dita che battono nervose sul tavolo lo tradiscono. Fuori, Napoli sembra immobile, ma al Palazzo Palladini la pace è una scenografia mal messa: dietro ogni porta si nasconde una guerra privata. E la più feroce, quella che non lascia prigionieri, è appena stata dichiarata da Gennaro contro Marina.

Gennaro sta in fondo alla stanza, le braccia incrociate, lo sguardo fisso al video di Vinicio che scorre sullo schermo del suo telefono. Lo conosce a memoria, ogni frame, ogni esitazione dello sguardo. Per lui, quel video è un’arma, una prova, una condanna. Per Marina, invece, è una tentazione pericolosa. Nella penombra del suo salotto elegante, Marina ascolta Roberto che insiste, che la pungola, che le mette in mano la possibilità di liberarsi una volta per tutte del fratello di Gennaro. “Usalo, e la smetterà di tormentarti,” le sussurra. Ma lei resta immobile, la schiena dritta e il bicchiere di vino che non arriva mai alle labbra. Il suo rifiuto non è bontà, è paura di grattare via l’ultima mano di vernice rispettabile che ricopre il loro mondo già marcio. Dall’altra parte della città, Gennaro interpreta quel rifiuto come un affronto personale. Più Marina si ostina a non colpire, più lui si convince che sia debole, e la debolezza, a Napoli, è solo un invito alla vendetta. Nei corridoi del Palazzo, il suo nome inizia a passare di bocca in bocca, un sussurro basso come un presagio: Gennaro non si fermerà finché Marina non crollerà.

Amori che si sgretolano: Alice e Vinicio

Intanto, nello stesso edificio, un’altra crepa si allarga silenziosa. L’intervista a Espedito non ha scosso le folle, non ha incendiato i social né fatto crollare ascolti: ha fatto di peggio, ha scavato un abisso tra Alice e Vinicio. Lei lo guarda e non riconosce più il ragazzo che pensava di amare, ma un uomo disposto a usare le parole come arma pur di proteggere se stesso. Ogni frase di Espedito, ogni mezza verità che Vinicio ha lasciato passare, ora suonano come un tradimento. Nelle loro discussioni s’insinuano nomi che preferirebbero dimenticare: Marina, Gennaro, la famiglia Gagliotti. Alice sente di essere diventata un personaggio secondario nel teatro di altri, una pedina sacrificabile in una partita dove il potere vale più dei sentimenti. Vinicio, dal canto suo, non capisce perché non basti dirle “fidati di me”. In questo palazzo, la fiducia è una moneta svalutata, logora a forza di essere scambiata, e tra loro comincia a circolare il gelo di una verità non detta: forse l’amore non basta a sopravvivere quando il mondo fuori ti chiede di scegliere da che parte stare.

Rossella e Micaela: piccole guerre quotidiane

Mentre in alto si combattono guerre di potere, tra Rossella e Micaela va in scena una battaglia più piccola ma non meno feroce. Non si sopportano, e neanche provano più a nasconderlo. Ogni incontro nel cortile, ogni incrocio di sguardi sull’ascensore è un campo minato di frecciatine, battute, silenzi carichi. I loro fidanzati provano a fare da pacieri, improvvisano sorrisi, cercano di smorzare la tensione con battute leggere. Ma come si mette pace tra due donne che non litigano davvero per quello che dicono? Rossella vede in Micaela la leggerezza che lei non si è mai concessa, un modo di stare al mondo che la irrita proprio perché, in fondo, l’affascina. Micaela, dal canto suo, percepisce in Rossella un giudizio costante, quella moralità severa che le ricorda tutte le volte in cui è stata etichettata come “il problema”. Litigano per sciocchezze, per un turno in cucina, per una parola di troppo sul pianerottolo, ma sotto cova qualcosa di più profondo: lo scontro tra due idee di vita inconciliabili. E mentre loro si graffiano con le parole, gli altri condomini osservano, divertiti ma anche inquieti: se neanche loro riescono a trovare un equilibrio, che speranza hanno gli altri?

Raffaele, Otello e le illusioni di Rosa

In portineria, la tensione assume una forma diversa, più amara. Raffaele, con la voce che tradisce una stanchezza antica, prova a spiegare a Otello la necessità di un cambio, di un passaggio di testimone. Ma Otello, capo condomino e guardiano ostinato delle regole, sceglie di rifugiarsi dietro la burocrazia. Moduli, tempi tecnici, approvazioni: ogni parola è un mattone in più nel muro che si alza davanti al progetto di Raffaele. Quello che lui non riesce nemmeno a dirgli, inghiottendo la frustrazione, è che ha già pensato a una sostituta: Rosa. Lei, che aveva osato credere in un futuro più sereno, con un lavoro stabile e una promessa di dignità, ora guarda tutta quella trafila con occhi sempre più scuri. Ogni ostacolo diventa un dubbio, ogni rinvio una ferita: e se questo “futuro roseo” fosse solo un’illusione gentile? Nel riflesso del vetro della portineria, Raffaele vede il proprio volto invecchiato e quello di Rosa alle sue spalle, sospesa tra speranza e disincanto. In quel momento capisce che non è solo una questione di incarichi: è una battaglia contro il tempo, contro un sistema che sembra nato per scoraggiare chi vuole solo una possibilità.