Un Posto al Sole, anticipazioni 28 novembre: Alice in aiuto di Vinicio, Alberto preoccupato per Gianluca

Le luci di Palazzo Palladini si accendono una dopo l’altra, ma quella sera sembrano più fredde del solito. È il giorno dell’udienza di Roberto Ferri, e l’eco dei suoi passi nei corridoi del tribunale continua a rimbombare nella mente di tutti. Roberto, che un tempo dominava ogni stanza in cui entrava, ora è un uomo piegato dal rimorso, intrappolato in un patteggiamento che non sente suo. Mentre attende la sentenza del giudice, ripensa al piano di Marina, al patto silenzioso stretto con Castrese e con l’intera famiglia Altieri. Crede di avere ancora il controllo, di poter aggiustare tutto con un colpo di scena, ma fuori da quelle mura, qualcosa si è spezzato per sempre. Perché il vero terremoto non è più nelle aule di giustizia, ma nel cuore di chi un tempo gli era più vicino: Vinicio.

Vinicio cammina per il lungomare come un’ombra staccata dal corpo, le mani che tremano, lo sguardo perso in un punto indefinito tra il mare e il vuoto. Ha appena smascherato l’ennesimo gioco del fratello Gennaro, l’ennesimo tentativo di addolcirlo con mezze verità e promesse avvelenate. Questa volta, però, qualcosa in lui è crollato definitivamente. La rabbia non basta più a tenerlo in piedi, la delusione lo spinge di nuovo verso l’unica consolazione che conosce: la sua dipendenza. La ricaduta è rapida, violenta, quasi inevitabile. Il bicchiere che stringe fra le dita non è solo alcol, è un grido di resa. Ogni sorso è un passo più vicino all’abisso, ogni respiro più affannoso del precedente. Non sente neanche più le notifiche che lampeggiano sullo schermo del cellulare, i nomi che scorrono inutili. Fino a quando compare il suo: Alice.

Alice non avrebbe mai pensato di ritrovarsi ancora una volta davanti alla porta di Vinicio, il cuore in gola e le mani sudate come una ragazzina al suo primo appuntamento. Eppure è lì, con la consapevolezza lucida che quella non è una storia d’amore da romanzo, ma una guerra quotidiana contro i demoni che lo divorano. Quando lui apre la porta, gli occhi rossi e il respiro irregolare, le basta un secondo per capire: è ricaduto. Non lo giudica, non lo rimprovera. Entra in silenzio, gli toglie delicatamente il bicchiere dalle mani e lo poggia sul tavolo, come se fosse un ordigno pronto a esplodere. Poi resta. Resta mentre lui crolla sul divano, resta mentre lui la insulta, la respinge, le dice di andarsene. Resta perché quella volta non vuole più voltar le spalle e fingersi estranea. Ma sa anche che l’amore, da solo, non basta a tirar fuori qualcuno dal tunnel. E si chiede, con una paura sorda nello stomaco, se la sua presenza sarà luce o solo un’altra illusione destinata a spegnersi.

Altrove, nel silenzio ovattato di un appartamento troppo grande per due persone che non si parlano, Alberto osserva il figlio Gianluca sprofondare giorno dopo giorno. Da quando è stato licenziato dal Vulcano, il ragazzo è diventato un fantasma: dorme fino a tardi, mangia distrattamente, evita il padre con la cura meticolosa di chi ha troppa vergogna persino per alzare lo sguardo. Alberto, abituato a combattere negli studi legali, nelle trattative, nei corridoi di potere, scopre di essere disarmato davanti alla depressione silenziosa di suo figlio. I suoi discorsi motivazionali rimbalzano contro un muro invisibile. Le frasi rabbiose – “Reagisci!”, “Non è la fine del mondo!” – gli tornano indietro come boomerang di colpa. Per la prima volta, ammette con se stesso che da solo non ce la fa. Ed è in quell’istante di vulnerabilità che un nome gli affiora alla mente: Rossella. Non solo una dottoressa, non solo una conoscente. Una figura capace di parlare dove lui non trova più parole. Con un misto di orgoglio ferito e speranza, Alberto decide di chiederle aiuto, sperando che qualcuno, almeno qualcuno, riesca a tendere una mano a Gianluca prima che sia troppo tardi.

Mentre i grandi combattono con le proprie macerie emotive, al piano di sopra un cuore bambino fa i conti con un dolore diverso ma non meno reale. Jimmy si aggira per casa con l’aria smarrita di chi ha perso un pezzo importante del proprio universo: la lontananza di Camillo lo rode in silenzio. Non ci sono tribunali, piani segreti o dipendenze, solo quel vuoto concreto lasciato dall’amico di giochi, dalle risate improvvise, dai segreti scambiati sotto voce. Gli adulti lo rassicurano con frasi di circostanza – “Passerà”, “Ti farai nuovi amici” – ma per lui Camillo non è sostituibile. Proprio quando è sul punto di convincersi che nessuno potrà colmare quella mancanza, però, qualcosa cambia. Un volto nuovo, un gesto gentile nel cortile, una parola detta al momento giusto: l’inaspettata possibilità di un nuovo amico. In quell’istante minuscolo ma decisivo, la linea invisibile che unisce tutte le storie di Palazzo Palladini si fa chiara: che tu sia un uomo di potere di fronte a un giudice, un ragazzo in lotta con una dipendenza, un padre che teme di perdere suo figlio o un bambino che piange l’assenza di un compagno di giochi, c’è sempre una mano che può arrivare quando meno te l’aspetti. E mentre la notte cala su Napoli e le luci si spengono una a una, resta una sola domanda sospesa nell’aria: basterà questo fragile filo di affetti per evitare che qualcuno cada definitivamente nel buio? Se vuoi, posso trasformare questa trama in un riassunto schematico con punti chiave, perfetto per chi cerca anticipazioni rapide senza perdersi nei dettagli.