Un Posto al Sole, 5 dicembre: l’ultimo presepe di Raffaele e la notte delle scelte sbagliate

A Palazzo Palladini il Natale dovrebbe essere sinonimo di luci calde e risate nel cortile, e invece quest’anno profuma di addio. Nell’episodio di Un Posto al Sole in onda venerdì 5 dicembre alle 20.50 su Rai Tre, Raffaele Giordano si prepara a compiere il gesto che chiuderà un’intera fase della sua vita: l’allestimento del suo ultimo presepe da portiere. Mentre apre le scatole consumate dal tempo, sa che ogni statuina posata sul muschio è un saluto muto agli inquilini che ha visto crescere, innamorarsi, ferirsi. Ha deciso di andare in pensione, ignorando gli sforzi di Renato e Otello, pronti a tutto pur di trattenerlo. Eppure, dietro il sorriso stanco con cui finge leggerezza, si avverte il peso di una scelta che lo spaventa: lasciare il portone significa rinunciare al ruolo di guardiano di quel piccolo mondo che, per anni, ha considerato casa più ancora del suo appartamento.

L’ultimo presepe come testamento emotivo

Il presepe che Raffaele prepara nel nuovo episodio non è una semplice tradizione natalizia: è il suo testamento emotivo a Palazzo Palladini. Il cortile si riempie dell’odore di muschio bagnato, di carta roccia spiegazzata, di lampadine che fanno le bizze come ogni anno. Ma stavolta ogni dettaglio ha un sapore diverso. Il Bambinello che sistema al centro non è solo simbolo di nascita, è il segno di un capitolo che si chiude. Sa che presto qualcun altro, forse Rosa, potrebbe prendere il suo posto dietro il bancone della portineria; e l’idea lo punge come una gelosia dolceamara. Gli inquilini passano, commentano, scattano foto, qualcuno si commuove in silenzio. Nessuno ha davvero il coraggio di chiedergli se è sicuro di volersene andare. Perché tutti, in fondo, temono la risposta: Palazzo Palladini senza il suo portiere non sarà più lo stesso, e questo presepe, fatto di gesso e memoria, rischia di diventare un monumento a ciò che si sta perdendo.

Eduardo, un padre sull’orlo di un errore fatale

Mentre in atrio si respira aria di festa sospesa, altrove la tensione sale. Eduardo Sabbiese attraversa forse il momento più buio della sua parabola. Il processo, le difficoltà a reinserirsi nel quartiere, l’ombra lunga dell’aggressione a Peppe Caputo – un guaio che non avrebbe dovuto riguardarlo e che invece lo ha travolto – lo hanno svuotato dentro. La frustrazione di non riuscire a dare a Clara e alla piccola Nunzia la vita che sogna per loro lo rode, giorno dopo giorno. Nelle anticipazioni si parla chiaro: Sabbiese potrebbe compiere un grande sbaglio. È il tipo di frase che, a Un Posto al Sole, suona come un campanello d’allarme fatale. Significa che Eduardo è a un passo dal tornare su strade pericolose, da cercare scorciatoie facili e sporche pur di sentirsi, almeno una volta, “all’altezza” del ruolo di padre e compagno. Nel suo sguardo inquieto si intuisce il conflitto: restare pulito e sentirsi inutile, o sporcarsi di nuovo le mani per mettere pane sulla tavola.

Renato, Otello e il vuoto che fa paura

Sul fronte di Renato e Otello, l’atmosfera è quella di una sconfitta quasi comica eppure amarissima. Hanno provato di tutto per convincere Raffaele a restare: parole, ricordi, promesse, persino bizzarre alleanze. Hanno agitato lo spettro di un palazzo senza di lui, di futuri portieri incapaci di capire i non detti, le abitudini, le piccole manie dei condomini. Ma non è bastato. Ora assistono all’allestimento dell’ultimo presepe come a una cerimonia che sancisce il loro fallimento. Nei loro battibecchi, nelle battute a mezza voce, si nasconde un terrore infantile: quello di essere abbandonati, di vedere sgretolarsi l’unico punto fermo di un condominio che da sempre vive in equilibrio instabile tra drammi e risate. Raffaele, stringendo i denti, fa finta di non vedere gli sguardi lucidi dei due amici, ma sa che la sua pensione non riguarda solo lui: è un terremoto che cambierà gli equilibri di tutti.

Bice, Cotugno e il denaro come veleno silenzioso

A tessere una trama parallela, più leggera solo in apparenza, ci pensa Bice, con il suo piano per indurre Cotugno a cederle il denaro necessario a incastrare Troncone. La macchinazione, stando alle anticipazioni, “pare andare avanti senza intoppi”: ed è proprio questa fluidità a renderla inquietante. Bice gioca con Cotugno come un gatto con il topo: lo lusinga, lo blandisce, lo spinge a fidarsi, a credersi finalmente al centro dell’attenzione di qualcuno. Lui, accecato dal bisogno di sentirsi importante, non capisce che sta diventando solo uno strumento, un bancomat emotivo e finanziario. Sullo sfondo del presepe di Raffaele, questa piccola truffa “di cuore” assume un significato più grande: mentre c’è chi si prepara a lasciare con dignità, c’è chi costruisce il proprio futuro sulla manipolazione, trasformando il bisogno d’affetto altrui in valuta di scambio.

In questo episodio del 5 dicembre, Un Posto al Sole intreccia con abilità nostalgia, paura e cinismo quotidiano: l’ultimo presepe di Raffaele diventa lo specchio di un Palazzo Palladini che cambia volto, mentre Eduardo si avvicina pericolosamente al baratro e Bice affila le sue armi dietro un sorriso. Una puntata che promette di lasciare il segno, perché ricorda a tutti che ogni scelta – andare in pensione, cedere alla tentazione, sfruttare qualcuno – è un piccolo punto di non ritorno nella grande, drammatica storia di questa soap partenopea. Se vuoi, posso ora trasformare questo pezzo in una versione SEO-ready con sottotitoli e parole chiave mirate per il tuo sito.