Samuele Cavallo: “Avevo già tentato i casting di Tale e Quale. Sanremo mi piacerebbe, ma qui o sei attore o cantante”

L’abbiamo visto trionfare nei panni di Benson Boone nella seconda puntata di Tale e Quale Show, dove ha dimostrato di possedere un talento straordinario, capace di fondere voce, presenza scenica e intensità interpretativa. È così che Samuele Cavallo si è mostrato al pubblico di Rai 1 sotto una luce nuova, lontano dal personaggio di Samuel che dal 2019 interpreta nella soap più longeva della televisione italiana, Un posto al sole. Pugliese, classe 1988, Cavallo ha iniziato da giovanissimo a calcare i palchi teatrali, spinto da un amore viscerale per la musica e per il canto, due passioni che non lo hanno mai abbandonato. Ancora oggi scrive canzoni e sogna, un giorno, di portare sul palco dell’Ariston un brano suo, magari proprio sotto lo sguardo attento di Carlo Conti: “Deve essere quello giusto”, dice con un sorriso, consapevole che nella musica, come nella vita, tutto arriva al momento opportuno. L’esperienza nello show di Rai 1 lo sta mettendo duramente alla prova, ma anche arricchendo come artista: “Non pensavo fosse così intenso, si lavora tantissimo, ore di trucco e preparazione, ma ogni giorno è una scoperta. Arrivo carico e torno a casa quasi dispiaciuto che sia finita la giornata.” 

Cavallo racconta con entusiasmo e sincerità le difficoltà di un programma che richiede di trasformarsi completamente, non solo vocalmente, ma anche fisicamente e psicologicamente. “Non si tratta di un’imitazione,” spiega, “bisogna entrare nella maschera dell’altro, capire i suoi movimenti, il modo di respirare, persino i vezzi mentre canta. È una forma di empatia artistica.” Il complimento più bello per lui è semplice e diretto: “Quando qualcuno ti dice ‘me l’hai ricordato’, capisci che hai centrato l’obiettivo.” Reduce dalla vittoria nella seconda puntata grazie alla sua intensa performance nei panni di Benson Boone, Samuele racconta quanto sia stato difficile interpretare un artista così giovane e talentuoso: “Benson Boone ha una voce incredibile, un’estensione vocale pazzesca, e Beautiful Things è un brano difficilissimo. Per questo vincere è stata una sorpresa.” Nonostante la competizione, tra i concorrenti regna il rispetto reciproco: “All’inizio pensavo fosse una gara, ma poi ho capito che il vero obiettivo è far divertire il pubblico. E Carlo ci insegna proprio questo: trasmettere la passione e il divertimento nel preparare ogni performance.”

La carriera di Samuele Cavallo è un intreccio di arte e determinazione. Prima del successo televisivo, ha calcato i palchi teatrali per anni, affrontando momenti di delusione e di rinascita. L’occasione per entrare nel cast di Un posto al sole è arrivata in modo del tutto inaspettato. “Ero in Francia per una tournée,” ricorda, “quando mi arrivò una mail per un provino. Cercavano un cantante e pianista di nome Samuele Cavallo. Pensavo fosse uno scherzo.” E invece era destino. In 24 ore tornò in Italia, si presentò a Napoli per il provino e fu scelto. Il personaggio di Samuel Piccirillo ha conquistato subito il pubblico grazie alla sua genuinità e alla sua ironia, ma Samuele confessa di desiderare un approfondimento più profondo: “Vorrei che di Samuel si conoscesse il passato, la sua storia, le sue fragilità. Non solo i siparietti comici che mi divertono tantissimo, ma anche l’uomo che si nasconde dietro quel sorriso.”

Dietro l’attore, però, si nasconde anche un uomo segnato da un legame paterno complesso e da un dolore che lo ha reso più consapevole. Il ricordo del padre, scomparso nel 2013, torna spesso nei suoi racconti. “Mio padre guardava sempre Un posto al sole quando era in viaggio per lavoro. Mi piace pensare che ci sia stato un po’ il suo zampino nel mio arrivo nella soap.” Dopo anni di lontananza, i due si erano ritrovati poco prima della malattia: “Quando ho iniziato a lavorare sentivo il bisogno di confrontarmi con lui, e l’ho cercato. Ci siamo ritrovati come due amici, ma il tempo non è bastato. Quando si è ammalato ho lasciato tutto per stargli accanto, non mi sono più mosso dal suo letto per quaranta giorni.” Da quell’esperienza Samuele ha imparato molto, soprattutto sul valore dell’essere padre: “Ho promesso a me stesso di non ripetere gli stessi errori. Oggi vivo per mia figlia, non riesco a stare senza di lei. Ogni volta che posso la raggiungo, anche solo per un giorno. Mi ha insegnato che la paternità è amore e presenza, non solo parole.”

Con la stessa dolcezza parla del suo rapporto con la figlia, che lo guarda in TV con occhi pieni di orgoglio: “L’altra sera voleva rivedere papà in televisione. Poi ha visto una scena di Un posto al sole e mi ha detto: ‘Ma quella non è la mamma!’. I bambini hanno un modo meraviglioso di ricordarci cos’è la verità.” Sul set della soap, Samuele ha trovato anche una seconda famiglia: “Un posto al sole è una grande anomalia positiva, qui si costruiscono legami veri. Con Vladimir Randazzo, ad esempio, siamo come fratelli.” E guardando al futuro, il suo sogno resta quello di unire le sue anime – attore, cantante e autore – in un percorso unico e autentico: “In Italia c’è sempre bisogno di etichette: o sei attore o sei cantante. Io sono semplicemente Samuele. Amo scrivere, cantare, recitare. E sogno che un giorno una mia canzone possa arrivare a Sanremo. Continuo a crederci, perché ogni esperienza, ogni palco, ogni nota è un modo per raccontare chi sono davvero.”