ROBERTO FERRI BUONO O CATTIVO? – UN POSTO AL SOLE

Roberto Ferri non è semplicemente un personaggio di Un Posto al Sole: è un enigma vivente, un uomo che cammina sul filo sottile tra luce e oscurità, un protagonista capace di incendiare la scena con un solo sguardo. Da anni affascina, divide, sconvolge i telespettatori, incarnando quella categoria rara di figure televisive che non si limitano a recitare una parte, ma scolpiscono un mito. Ci sono momenti in cui Ferri si mostra come un imprenditore implacabile, calcolatore, pronto a schiacciare tutto ciò che ostacola i suoi piani. Altri in cui, con sorprendente lucidità emotiva, rivela una fragilità capace di renderlo perfino umano. Eppure, la verità è che il pubblico lo ama soprattutto quando sceglie il lato più oscuro della sua natura: quando l’uomo elegante e controllato diventa un stratega implacabile, quando la vendetta prende forma nei suoi occhi e la trama improvvisamente cambia direzione.

. Ci sono stati periodi in cui Roberto sembrava irriconoscibile, quasi addomesticato, lontano dalla versione magnetica che aveva conquistato fan e critici. La vicenda con Gagliotti, ad esempio, è stata una ferita aperta per molti spettatori: Ferri, il manipolatore per eccellenza, l’uomo che anticipa mosse e tradimenti con la precisione di uno scacchista, è caduto nella trappola di un imprenditore mediocre, fidandosi ciecamente di chi non meritava nemmeno un saluto. Un errore imperdonabile per un uomo come lui. Quella debolezza, quella mancanza di intuito, ha fatto tremare le certezze degli spettatori, che si sono chiesti se il Ferri di una volta fosse svanito. Ma i grandi personaggi non si arrendono, e Roberto ha saputo rialzarsi. Proprio quando sembrava condannato a una lenta dissoluzione narrativa, la vita gli ha offerto l’occasione perfetta per rinascere dalle sue ceneri.

Il capolavoro assoluto della sua evoluzione recente rimane la guerra sotterranea con Lara. Una storia intensa, velenosa, costruita su inganni multipli e colpi di scena che hanno infiammato la soap. Quando Ferri ha compreso di essere stato manipolato da lei, quando il tradimento gli ha colpito il petto come una raffica improvvisa, l’uomo non ha ceduto né alla rabbia cieca né alla vulnerabilità: ha scelto la vendetta. Ed è lì che Roberto Ferri è tornato a essere Roberto Ferri. L’alleanza con Marina si è trasformata in un’arma perfetta, un binomio devastante che ha riportato sullo schermo la versione più iconica del personaggio: lucido, feroce, diabolico, elegante anche nell’odio. Una vendetta che non era solo punizione, ma rinascita. Era come se l’anima di Ferri, dopo essere stata anestetizzata da troppi compromessi, avesse ritrovato il suo vero ritmo: tagliente, imprevedibile, magnetico.

Eppure, ridurre Roberto a “buono” o “cattivo” sarebbe un errore grossolano. Ferri non è un villain tradizionale, né un eroe spezzato. È la perfetta incarnazione della complessità umana: un uomo che ama con violenza, che odia con logica, che tradisce quando necessario e che protegge con un furore quasi animalesco. La sua capacità di cambiare direzione senza perdere credibilità è ciò che lo rende immortale nell’immaginario dei fan. Ogni sua scelta genera tensione, ogni sua espressione nasconde un sottotesto che gli spettatori non possono fare a meno di interpretare. Ed è per questo che la sua versione “cattiva” non è semplicemente malvagia: è affascinante. In quella durezza, in quel controllo assoluto, in quella brillante crudeltà, Ferri rivela una verità scomoda: a volte il male, se raccontato con intelligenza, è irresistibile.

. Forse è proprio questo il segreto del suo successo: Roberto Ferri non è costruito per essere amato, ma per essere guardato. Ogni sua decisione obbliga il pubblico a prendere posizione, a schierarsi, a interrogarsi. Preferirlo buono significa desiderare una pace che non gli appartiene; preferirlo cattivo significa ammettere che la sua potenza narrativa esplode solo quando smette di trattenersi. E la verità è che Un Posto al Sole ha bisogno di personaggi come lui, capaci di far tremare gli equilibri, di spezzare la monotonia, di accendere conflitti che restano negli occhi e nella mente. Alla fine, Roberto Ferri non è né buono né cattivo: è entrambi. È il volto più complesso, pericoloso e brillante della soap. E forse, in fondo, è proprio per questo che lo amiamo.