LA FORZA DI UNA DONNA: Credi che Bahar sia ancora tua?Piril DEMOLISCE Sarp
Nella quiete spettrale della base del Corpo di Difesa Paradisiaco, quando le luci fredde dei corridoi metallici tremavano come respiri trattenuti, si diffondeva una tensione che nessuno osava nominare. Non erano più soltanto soldati, erano superstiti di un meccanismo diventato più grande di loro, ingranaggi costretti a muoversi in un destino imposto dall’alto. Hera, con il suo sguardo tagliente e la postura di chi ha sacrificato troppo per permettersi il lusso del dubbio, avanzava come un’ombra tra le ombre. La sua presenza bastava a zittire le conversazioni sussurrate, come se ogni passo contenesse la promessa di verità che nessuno voleva davvero ascoltare. Eppure, quando la porta metallica si aprì rivelando la figura rigida di una soldatessa sconvolta, Hera comprese che quella notte non sarebbe stata come le altre: era arrivato il momento in cui il passato, sepolto come un cadavere scomodo, aveva deciso di riemergere con violenza. Il nome che tremava sulle labbra della ragazza—il nome proibito—era abbastanza per far gelare il sangue anche ai più coraggiosi.

Sei, la protagonista involontaria di una trama di cui comprendeva sempre meno, non era preparata a ciò che stava per scoprire. Aveva attraversato giorni di addestramento brutale, di ordini contraddittori, di sguardi che nascondevano più di quanto rivelassero, ma nulla l’aveva preparata al peso di una verità capace di spezzare la sua identità. Mentre seguiva Hera lungo il corridoio, percepiva nelle pareti l’eco di un passato che non ricordava, come se ogni passo risvegliasse una memoria sopita. La stanza in cui entrarono era semplice, quasi sterile, ma il modo in cui Hera la guardava suggeriva che racchiudesse un segreto devastante. Lo sguardo fermo della donna, mescolato a un’ombra di tristezza che cercava invano di mascherare, fu il preludio di un racconto che avrebbe cambiato tutto. “Chi eri prima di arrivare qui… non era davvero te,” disse Hera, e quelle parole caddero come lame nel silenzio.

Il rivelarsi della verità fu un terremoto che scosse ogni convinzione di Sei. Scoprire che le era stata rubata la memoria, che la sua identità era stata plasmata per servire uno scopo imposto, la fece vacillare come se il terreno le mancasse sotto i piedi. Hera parlava con voce calma ma con il peso di chi porta sulle spalle colpe che non le appartengono interamente. Raccontò di un’epoca precedente, di un grave incidente, di un trasferimento forzato… e di una bambina che piangeva, trattenendo la mano di una donna che sarebbe diventata la sua protettrice. Sei ascoltava senza riuscire a distinguere se stesse vivendo un ricordo lontano o un sogno infranto. Le immagini che le attraversavano la mente erano frammenti confusi: il volto di Kanna deformato dal dolore, una porta che si chiudeva, una promessa sussurrata nel caos. Era impossibile per lei stabilire quanto di ciò appartenesse alla realtà e quanto fosse il risultato di anni di manipolazioni.

Quando finalmente il silenzio si posò sulle ultime parole di Hera, nella stanza rimase soltanto il peso di ciò che era stato detto. Sei avvertiva un conflitto feroce dentro di sé: la rabbia di essere stata ingannata e l’istintiva fiducia verso colei che, nonostante tutto, sembrava aver cercato di proteggerla. Hera, per la prima volta, mostrò la sua vulnerabilità; le sue mani tremavano appena, e nel suo sguardo si leggeva la paura di perdere qualcosa di importante. “Non volevo che lo scoprissi così,” mormorò, lasciando trasparire una crepa nella corazza che indossava da anni. Fu in quel momento che entrambe compresero quanto fossero legate, non da ordini o gerarchie, ma da un passato condiviso che nessuna delle due aveva scelto. Le parole non dette tra loro pesavano più di quelle espresse, e ciò che non riuscivano a pronunciare era ciò che le univa di più.

Ma il destino non aveva alcuna intenzione di concedere loro il tempo di capire cosa significasse davvero quella rivelazione. La sirena d’allarme esplose in tutta la base, un suono agghiacciante che faceva vibrare il metallo come se fosse sul punto di spezzarsi. Hera tornò immediatamente la comandante che tutti conoscevano, gli ordini pronti sulle labbra, ma nei suoi occhi restava l’impronta della conversazione appena conclusa. Sei, ancora scossa, sentì tuttavia qualcosa risvegliarsi in lei: non un ricordo completo, non ancora almeno, ma una determinazione feroce. Se il sistema che le aveva rubato tutto stava crollando, allora era il momento di riprendersi ciò che le apparteneva. Le due donne uscirono nella confusione generale, una accanto all’altra come se un filo invisibile le tenesse unite, pronte ad affrontare non solo il nemico esterno ma anche le verità scomode che il futuro avrebbe inevitabilmente rivelato.