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(Analisi delle necessità dell’Unione Europea di emanciparsi dalla dipendenza energetica e militare, il ruolo nel conflitto ucraino e la sfida di consolidare una sovranità comune di fronte ai giganti globali)

BRUXELLES – L’Unione Europea si trova oggi a un bivio storico. Gli eventi degli ultimi anni, dalla pandemia di COVID-19 alla crisi energetica scatenata dall’invasione russa dell’Ucraina, hanno agito come uno stress test brutale, mettendo a nudo le vulnerabilità strutturali del progetto europeo. Ma, al contempo, hanno fornito un catalizzatore potente per una metamorfosi a lungo attesa: la transizione da un blocco economico prevalentemente commerciale a un attore geopolitico coeso e autonomo. Il futuro dell’Europa, e la sua rilevanza nel complesso scacchiere globale, dipenderanno dalla sua capacità di raggiungere una vera autonomia strategica.

I. IL GRANDE SHOCK ENERGETICO E LA “GREEN TRANSITION”
Il primo, e forse più immediato, catalizzatore del cambiamento è stata la guerra in Ucraina, che ha smascherato l’eccessiva e pericolosa dipendenza energetica dell’Europa dal gas russo.

La Fine di un Modello: La strategia di affidarsi a Mosca per l’approvvigionamento energetico, vista per decenni come pragmatismo economico, si è rivelata una grave debolezza geopolitica. Il taglio delle forniture ha innescato una crisi inflazionistica e un’impennata dei costi che hanno messo in ginocchio industrie e famiglie.

L’Accelerazione Verde: La risposta europea, riassunta nel piano REPowerEU, non si è limitata a cercare nuovi fornitori (Stati Uniti, Qatar, Norvegia), ma ha imposto un‘accelerazione drammatica sulla transizione energetica. L’obiettivo non è solo salvare il clima, ma guadagnare sovranità. Investire massicciamente in eolico, solare e idrogeno verde non è più solo una scelta ecologica, ma una necessità strategica di sicurezza nazionale. L’Europa ha compreso che l’energia è lo strumento geopolitico del XXI secolo.

La Sfida della Competitività: Questa transizione, tuttavia, deve confrontarsi con il rischio di una de-industrializzazione. L’UE deve bilanciare gli standard ambientali elevati con la competitività globale, specialmente contro giganti come gli Stati Uniti (con il loro Inflation Reduction Act) e la Cina, che offrono sussidi più generosi alle loro industrie green.

II. VERSO L’AUTONOMIA STRATEGICA NELLA DIFESA
Tradizionalmente, la difesa europea ha fatto affidamento sulla NATO e, di conseguenza, sugli Stati Uniti. La dottrina dell’Autonomia Strategica mira a cambiare questo paradigma, sviluppando una vera e propria capacità di agire militarmente e diplomaticamente in modo indipendente, quando necessario.

Il Risveglio della Difesa Comune: La guerra in Ucraina ha spinto molti Stati membri (a partire dalla Germania) a incrementare drasticamente le spese per la difesa. Si sta assistendo a un coordinamento senza precedenti nell’acquisto di armamenti e nella produzione di munizioni, segno che la cooperazione in materia di sicurezza sta diventando una priorità assoluta.

Il Ruolo della NATO: Questo non significa abbandonare la NATO, ma rafforzare il “pilastro europeo” al suo interno. L’obiettivo è duplice: da un lato, dimostrare agli alleati americani che l’Europa è un partner affidabile in grado di sostenere il proprio peso; dall’altro, assicurare che l’Unione possa intervenire in autonomia nelle aree di sua immediata influenza, come il Mediterraneo, l’Africa e il Vicinato Orientale.

La Sovranità Tecnologica: L’autonomia strategica si estende anche al settore tecnologico. La crisi della supply chain durante la pandemia ha evidenziato la dipendenza dai semiconduttori e dalle materie prime critiche asiatiche. L’European Chips Act e le iniziative sulle terre rare mirano a riportare in Europa la produzione di tecnologie chiave, riducendo la vulnerabilità strategica.

III. IL RUOLO GEOPOLITICO DELL’UE: IL MODELLO DEL “POTERE NORMATIVO”
L’Unione Europea, priva di un esercito unificato, ha sempre esercitato la sua influenza attraverso il “potere normativo”: la sua immensa dimensione di mercato le permette di imporre standard globali (dal GDPR per la privacy alla tassonomia verde per la finanza sostenibile). Questo modello è ora in evoluzione.

L’Allargamento come Strumento Geopolitico: Il conflitto in Ucraina ha riattivato la politica di allargamento. Con l’Ucraina, la Moldavia e i Paesi dei Balcani Occidentali che bussano alla porta, l’adesione all’UE non è più solo una questione burocratica, ma un potente strumento di stabilizzazione e di contenimento dell’influenza russa e cinese. L’allargamento, se gestito con successo, amplierà significativamente la sfera di influenza e la sicurezza dell’Unione.

La Sfida Interna: Per funzionare come potenza geopolitica, l’UE deve superare la regola dell’unanimità in politica estera e di sicurezza. Le posizioni divergenti (come quelle spesso espresse dall’Ungheria) rallentano la risposta europea e ne minano la credibilità sulla scena internazionale. La riforma dei trattati e il passaggio al voto a maggioranza qualificata su questioni chiavLa promesa: horario semanal de la telenovela española del lunes 1 al ...e sono indispensabili.

I Valori come Soft Power: Il progetto europeo rimane unico in quanto basato sul diritto, sulla democrazia e sui diritti umani. In un mondo sempre più polarizzato tra democrazie e regimi autoritari, la capacità dell’UE di proiettare i suoi valori attraverso partenariati globali (come con i Paesi africani o latinoamericani) è il suo più grande soft power.

CONCLUSIONE
L’Europa è dunque al bivio. Può regredire a un’unione di Stati nazionali timorosi e dipendenti, oppure cogliere l’occasione offerta dalle crisi per forgiare una vera e propria sovranità comune.

L’obiettivo dell’Autonomia Strategica non è l’isolazionismo, ma la capacità di scegliere i propri alleati e di difendere i propri interessi senza doversi sottomettere. Richiede enormi investimenti, riforme dolorose e, soprattutto, una nuova mentalità che metta la sicurezza e la politica estera al centro del progetto comune. Il continente ha dimostrato in questi anni una notevole resilienza e un’unità inaspettata. Ora deve trasformare questa spinta reattiva in una visione proattiva, consolidando la sua posizione come polo di stabilità, diritto e potere in un mondo in perenne turbolenza.