Da “Un posto al sole” a “Succede in una notte”, rivelazione di Rita Rusciano: “Ho subìto violenza e bullismo”


Rita Rusciano non ha “iniziato a fare l’attrice”: ci è nata. Già a 7 anni saliva su una sedia, a Natale, per leggere poesie alla famiglia. Da allora non ha più smesso di cercare, attraverso la recitazione, un modo per comunicare la verità, anche quella scomoda, dolorosa, nascosta. Da Cornelia, donna complessa e spigolosa protagonista di Succede in una notte, ad Antonietta, vittima silenziosa di Un posto al soleRita Rusciano racconta senza filtri la sua carriera, le sfide personali, le relazioni tossiche, il bullismo e il senso profondo dell’essere attrice. In intervista in esclusiva per Virgilio Notizie, l’attrice napoletana racconta la solitudine dell’adolescenza, il trasferimento al Nord, le battaglie silenziose contro il bullismo e le relazioni tossiche, ma anche la sua visione dell’arte, del successo e dell’identità. Ne viene fuori un ritratto sincero, umano e potente.

Interpreta Cornelia, la protagonista di Succede in una notte. È un personaggio piuttosto particolare: inizialmente respingente, ostile, anche capricciosa. Chi è davvero Cornelia?

“All’inizio può risultare antipatica, difficile da capire. È ostile con tutti, chiama un’amica che non sentiva da tempo, ma poi si mostra scostante. È sicuramente capricciosa e volubile, ma soprattutto vive un grande conflitto interno. Aggiungerei anche che è arrogante e in certi momenti ipocrita. Però non giudico mai i personaggi che interpreto. Cerco sempre di capirli. Cornelia ha molte sfumature, come ogni essere umano. E come dicono anche il buddismo e il Tao, non esiste il bene assoluto o il male assoluto: nel bianco c’è un puntino nero e nel nero un puntino bianco. Le cose si mescolano. Cornelia rappresenta proprio questo: una miscela di contraddizioni, di umanità”.

Rita Rusciano attriceRita Rusciano

Rita Rusciano

Non dev’essere stato facile interpretarla…

“È stato molto impegnativo, ma anche estremamente stimolante. Il film è tutto su di lei: sono praticamente sempre in scena, da sola, con pochi personaggi di contorno e molte telefonate. Dovevo costruire la tensione solo con il volto, la voce, la presenza. Una grande sfida, anche psicologica. In più abbiamo girato a Rieti in pieno inverno, di notte, con temperature sotto lo zero. A volte anche -2 gradi. La fatica fisica c’era, ma è stato tutto ripagato dalla soddisfazione”.

L’idea ricorda Locke con Tom Hardy: anche lì il protagonista è sempre in macchina al telefono. Ma qui c’è una differenza importante: è una donna. È cambiato qualcosa nel cinema?

“Sì, assolutamente. Negli ultimi anni si sta dando più spazio a personaggi femminili con una propria autonomia narrativa. Fino a poco tempo fa, le donne erano spesso solo la fidanzata di o la moglie di. Invece Cornelia ha una sua storia, una sua crisi, una sua evoluzione. Non è subordinata a un uomo, pur avendo una famiglia. Questo per me è un segno importante di cambiamento. C’è più spazio per le storie al femminile, ed è una bella notizia”.

Eppure, se pensiamo ad Antonietta, il suo personaggio in Un posto al sole, sembra l’opposto completo di Cornelia.

“Cornelia e Antonietta sono agli antipodi. Antonietta è fragile, vittima, succube di relazioni violente. Cornelia è dura, cinica, sfuggente. Nella mia carriera ho avuto la fortuna di interpretare ruoli molto diversi: la vittima, il carnefice, la ribelle. Ogni volta cerco di portare qualcosa di mio. Io lavoro molto sull’ascolto: mi immergo nella storia, cerco di sentire cosa succede e reagire nel modo più vero possibile. Per me recitare è questo: cercare una verità. E ogni personaggio cambia a seconda di chi lo interpreta. La mia Cornelia sarebbe diversa da quella di un’altra attrice. E lo stesso vale per Antonietta”.

In entrambi i casi ha toccato temi sociali forti. In Succede in una notte si parla di cambiamento climatico. In Un posto al sole, di violenza sulle donne. L’ha spinta questa possibilità a fare l’attrice?

“Recito perché voglio comunicare qualcosa. Non lo faccio per la fama, ma per dire qualcosa che arrivi alle persone. Raccontare temi difficili è importante. Nella fiction racconto la violenza di genere, e lo faccio con cognizione di causa, perché purtroppo l’ho vissuta anche nella mia vita. Spero che qualcuna, vedendo Antonietta, possa rivedersi e trovare il coraggio di uscire da una relazione tossica. Le dinamiche che vivono queste donne – il senso di colpa, il gaslighting, la paura – le conosco. E se posso aiutare, anche solo raccontandole con verità, per me ha senso”.

Rita RuscianoUS Francesco Fusco

Rita Rusciano durante le riprese di Succede in una notte

Quando ha capito che doveva dire basta alle relazioni tossiche vissute in prima persona?

“Quando è arrivata la violenza fisica. Quello è stato il punto di non ritorno. Mi sono trovata costretta a mettere in salvo me stessa. Ho capito che non potevo più restare, e sono scappata. Ma già prima c’erano segnali: aggressivitàparole pesanti. Il problema è che spesso ti fanno credere che la colpa è tua. Che li provochi. Ma non è vero. Nessuno ha il diritto di essere violento. La gestione della rabbia è responsabilità di chi la prova. Ho fatto terapia, ho imparato che, se qualcuno perde il controllo, non è mai colpa della vittima”.

I suoi ex compagni vivevano bene il suo mestiere di attrice?

“Non è stato sempre facile. Alcuni erano felici per me, ma facevano fatica ad accettare che io fossi attrice, che fossi esposta, che potessi girare scene d’amore. In un caso c’era anche competizione: se io lavoravo di più, lui si sentiva messo in ombra. Ma in una relazione sana dovrebbe esserci collaborazione, non confronto. Io credo molto nel sostegno reciproco, ma purtroppo non sempre l’ho trovato”.

Da giovanissima, ha vissuto un trasferimento importante, da Napoli alla Romagna, e momenti difficili, con annessi episodi di bullismo. Come li ha affrontati?

“È stato un periodo duro. Avevo 12 anni, e trasferirsi da Napoli al Nord mi ha spiazzata. Non riuscivo a farmi amici, mi sentivo esclusa, emarginata. Sì, ho vissuto episodi di bullismo veri: non c’è mai un po’ di bullismo… è violenza, sempre. L’ho superato abbracciando la solitudine, imparando ad apprezzarla. Ho trovato conforto nell’arte, nel teatro, e anche nelle arti marziali. Ho capito che la diversità non è un limite, è un valore. Ho viaggiato tanto nella vita, e ovunque vada cerco di conoscere le persone, le culture. Questo mi ha insegnato che siamo tutti uguali. Il bullismo nasce dall’arroganza, dalla convinzione sbagliata di essere superiori. Ma non è così.

Ha avuto il coraggio di parlarne con qualcuno?

“Con i miei genitori. E sono contenta di averlo fatto. Non mi sono chiusa nel silenzio, e so che questo mi ha aiutata. Il messaggio che vorrei passasse è proprio questo: se subite bullismo, parlatene. Non rimanete soli. Si può uscire da quei momenti, ma non da soli”.

Quando ha capito che voleva davvero fare l’attrice?

“Fin da bambina. A 7 anni lo dicevo già. Ma è stato da adolescente, nei momenti più difficili, che ho sentito davvero il bisogno di esprimermi così. Ho detto a mia madre che volevo fare un corso di teatro, e lei, che ama il cinema e il teatro quanto me, mi ha sostenuta. Anche mio padre e mio fratello. All’inizio pensavano fosse una fase, ma poi hanno visto che facevo sul serio. E nonostante le difficoltà economiche che ho affrontato, perché non è un mestiere semplice, non ho mai cambiato idea”.

Oggi vive a Roma. Dove si sente “a casa”?

“Casa per me non è un luogo fisico. È dove mi sento in pace, in armonia con me stessa. Può essere un posto, una persona, un momento. Quando torno in Romagna dalla mia famiglia, quella è casa. Ma anche Napoli, dove ho lavorato per Un posto al sole, lo è diventata. E a volte mi è successo anche all’estero: in Messico, ad esempio, dove sono stata in vacanza e di cui conservo un ricordo bellissimo, mi sono sentita a casa. La casa è una sensazione, non un indirizzo”.

Che rapporto ha con la popolarità?

“Non ho mai aspirato alla fama. Mi fa piacere se la gente mi riconosce, se mi scrive, se mi racconta qualcosa. Ma non è il mio obiettivo. Il mio successo è altrove: nel sentirmi bene con ciò che faccio. Se riesco a essere in linea con i miei valori, allora sono felice”.

Lei è un’attrice o fa l’attrice?

“Sono un’attrice. Non ho mai iniziato a fare l’attrice, lo sono sempre stata. È qualcosa che ho dentro da quando ero bambina. Quando recito, mi sento ancora quella bambina di 7 anni che si metteva sulla sedia a Natale e leggeva le poesie davanti alla mia famiglia. Era il mio momento preferito: avevo bisogno di dire qualcosa, di esprimermi, di emozionare. Lì è nato tutto, ed è qualcosa che non se n’è mai andato. Ogni volta che lavoro, mi sembra di essere ancora quella bambina che si diverte a comunicare qualcosa con sincerità. Non lo faccio per compiacere gli altri, ma per trasmettere qualcosa di vero. Per questo non ho dubbi: sono un’attrice, lo sono sempre stata”.

Il suo lavoro ha sempre rispettato le sue aspettative?

Ci sono state delusioni. All’inizio nessuno mi prendeva sul serio. Venivo screditata, magari pensavano che puntassi solo sull’aspetto fisico. Ma io ho sempre cercato di dimostrare il contrario. E poi ho imparato che non vieni scartata perché sei sbagliata: magari non eri adatta a quel ruolo. Questo mestiere ti insegna ad accettare il rifiuto”.

Cosa le fa ancora paura di questo lavoro?

La competizione tra attori. Quando sento un ambiente competitivo, preferisco farmi da parte. Cerco armonia, non guerra”.

Quando si è detta “Brava, Rita”?

Quando ho superato momenti difficili. Dopo l’incendio che ha distrutto casa mia, quando ho ricostruito tutto da zero. In quei momenti, mi sono guardata allo specchio e mi sono detta: Ce l’hai fatta. E anche quando vedo che in scena riesco a portare fuori quello che sento davvero dentro… lì mi dico: Brava, ci sei riuscita”.

Dove si vede tra 10 anni?

“Mi vedo a fare ancora questo lavoro. Non importa se in tv, a teatro o al cinema: sono mezzi diversi, ma quello che conta è raccontare storie. Mi piacerebbe anche avere una casa sul mare. Ma un mare calmo, senza tsunami!  Sono molto legata al mare. Come si dice nel film Succede in una notte: “Il mare ricorda sempre”. Ecco, io vorrei vivere in un posto che mi faccia ricordare le cose belle”.

rita-rusciano-intervista Rita Rusciano