ALIHAN CROLLA – ENDER COLPISCE: UN PIANO DIABOLICO STA PER ESPLODERE – FORBIDDEN FRUIT
La notte che avvolge la villa Argun sembra una creatura viva, feroce, pronta a divorare chiunque osi attraversarla, e il primo a esserne inghiottito è Alihan, l’uomo impeccabile che fino a ieri si muoveva come un re nel suo regno di vetro. Ora giace sul divano come un relitto umano, circondato dall’odore pungente del whisky e dal silenzio pesante di chi ha smesso di fingere di essere forte. Hakan lo trova così, disfatto, sporco di rimorso e di alcol, e per un istante il mondo gli crolla addosso: quello non è l’amico brillante che conosce, ma un fantasma in preda al dolore. Lo solleva tra le braccia come si fa con chi sta affogando e lo sistema nel letto, cercando nell’ombra una promessa di domani. Ma il destino ha scelto qualcun altro per assistere alla sua rovina. Qualcuno che non provvede, non consola, non guarisce. Qualcuno che osserva. Ender. Scalza, silenziosa, entrando nella stanza come un predatore che ha fiutato sangue, la donna studia Alihan con occhi che non appartengono né alla pietà né all’amore, ma al potere. E capisce che quella caduta è il suo lasciapassare.
2. Mentre l’uomo sprofonda nel sonno tormentato dei colpevoli, la mente di Ender affila lame invisibili. Una promessa infranta, un cuore che cede, una fragilità esposta senza difese: sono tutti strumenti perfetti tra le sue dita, e lei li accarezza con una calma glaciale. Sa che Zeynep e Alihan hanno ricominciato ad avvicinarsi, sa che lui ha provato a rialzarsi, sa che il legame tra loro è una minaccia per tutto ciò che lei vuole controllare. E allora osserva l’uomo addormentato come si osserva una serratura pronta a cedere. Lui trema, sussurra frasi incomprensibili, invoca un nome che non è il suo, e ogni spasmo è un messaggio: Alihan è vulnerabile, maledettamente vulnerabile. La sua sofferenza diventa un’onda che travolge la stanza, e mentre una lacrima gli scivola lungo la guancia, Ender non sente compassione, ma fastidio. È la prova che lei cercava: più Alihan è distrutto per Zeynep, più sarà facile trasformarlo in una pedina docile. E in quel momento, quando il suo equilibrio emotivo crolla del tutto, Ender sente nascere dentro di sé qualcosa che somiglia a un piacere oscuro, un fremito che non nasce dal corpo ma dal controllo.
È allora che prende il telefono. Un gesto piccolo, lento, un gesto che cambia tutto. La luce dello schermo illumina la stanza come una lama chirurgica e incide il buio creando un teatro perfetto: lui inerme, lei lucida. Scatta la prima foto. Poi la seconda. Poi la terza. Ogni immagine è una freccia avvelenata, un pezzo di futuro distorto, una prova costruita ad arte per devastare Zeynep al momento opportuno. Nessuna donna, pensa Ender, supererebbe la vista dell’uomo che ama accanto a un’altra, fragile, sudato, sconfitto. Non importa se non è successo nulla, non importa se quelle foto sono solo un’illusione: ciò che conta è l’effetto. E l’effetto sarà devastante. Ender sente un brivido salire lungo la schiena. Non è gioia, non è eccitazione, ma una scarica di potere puro, quello che nasce quando si oltrepassa un confine e si scopre che non si vuole più tornare indietro. Ripone il telefono con la delicatezza con cui si ripone un veleno prezioso e si sdraia accanto a lui senza toccarlo, perché il contatto sarebbe superfluo. Il potere non passa dalla pelle. Passa dalla mente. E la sua, quella notte, è affilata come un bisturi.
Alihan nel frattempo continua a sognare Zeynep, e quel sogno lo lacera come un coltello. La vede arrabbiata, ferita, delusa, e ogni immagine gli strappa un respiro spezzato. È prigioniero della sua colpa, incapace di difendersi, incapace perfino di svegliarsi. Quando una lacrima gli scivola sul cuscino, Ender riapre un occhio. Per un attimo lo osserva tremare, lo guarda chiamare il nome della donna che ama, e ciò che prova non è gelosia ma irritazione feroce. “Perfetto,” pensa, “più soffrirai per lei, più sarai malleabile nelle mie mani.” Stringe il telefono nascosto sotto il cuscino come fosse un talismano oscuro. Nessuno sa ciò che ha fatto, nessuno immagina il livello di manipolazione che sta preparando. Ma mentre lei si gode quel momento come una regina che ha appena messo in tasca la chiave del destino altrui, Zeynep, dall’altra parte della città, si sveglia di soprassalto. Non sa spiegare perché, ma ha la sensazione che qualcosa le stia sfuggendo di mano, che il mondo stia cambiando direzione mentre lei dorme. Un presentimento sottile, un dolore che non sa nominare.
È il destino. Quel destino che Ender crede di piegare a suo piacimento, ma che nel silenzio della notte inizia già a preparare il contraccolpo. Perché ogni piano costruito su una bugia porta con sé una crepa, e una crepa, se ignorata, diventa un terremoto. Ender si addormenta accanto ad Alihan con la calma di chi pensa di avere in pugno la partita, convinta che presto Zeynep crollerà, che Alihan diventerà un fantoccio emozionale pronto a muoversi come lei vuole, che la sua vendetta sta finalmente respirando. Ma senza saperlo, ha acceso una miccia che corre più veloce delle sue intenzioni. Ha creato un inganno che presto non potrà più controllare. Ha creduto di poter riscrivere il futuro, senza prevedere che il futuro potrebbe ribaltarla con una ferocia ancora più grande. E mentre la notte si chiude su quella stanza, sulla lacrima di Alihan, sul telefono nascosto sotto il cuscino, sulla mano immobile di Ender, una sola domanda rimane sospesa nell’aria, appuntita come una lama: cosa succederà quando la verità deciderà di colpire?