Alberto Rossi: “Ho avuto paura di perdere mia figlia” – La volta buona 12/06/2025
Alberto Rossi si è lasciato andare a un racconto che ha toccato il cuore di tutti nello studio de La volta buona del 12 giugno 2025, parlando con la voce spezzata dalla paura e dal ricordo vivido di quei giorni in cui ha temuto di perdere per sempre sua figlia. “Sta benissimo, è una ragazza fantastica”, ha detto con sollievo, ma subito dopo ha confessato: “Abbiamo rischiato di perderla”. Una frase che ha gelato lo studio e i telespettatori, perché il dramma che ha colpito la sua famiglia è nato da qualcosa che sembrava banale, una sinusite, che invece si è trasformata in un incubo. Dopo il Covid, ha spiegato, le sinusiti sono diventate pericolosissime, perché i batteri possono viaggiare attraverso nervi, sangue, ossa, insinuandosi nel corpo e trasformando un’infezione comune in un pericolo mortale. “Mi sono fatto una cultura dopo quello che le è successo”, ha raccontato, ricordando i tre lunghissimi mesi in cui la piccola è rimasta in ospedale, isolata, a combattere contro un nemico invisibile.
La sua voce si è incrinata quando ha descritto la rarità e la gravità del caso: “Una cosa che prima era rarissima, dopo il Covid è diventata più frequente. Noi siamo diventati antibiotico resistenti, ci sono dei batteri bastardi che invece di andare in zona gola o orecchio sono partiti e sono andati nel cervello”. L’immagine di quei batteri che raggiungono il cervello della sua bambina ha fatto rabbrividire tutti, e Rossi ha ricordato come si sia resa necessaria un’operazione di bonifica radicale. Ada, dieci anni appena, ha dovuto affrontare una craniotomia, un intervento che per molti adulti sarebbe già devastante. Eppure la bambina ha avuto la forza di sapere, di informarsi, di guardare in faccia la sua battaglia. “Fortunatamente è andato tutto bene”, ha sospirato il padre, ma subito dopo ha voluto lanciare un avvertimento: “Se un figlio quando sta male ti lancia messaggi anche lievemente fuori dall’ordinario, mettete in atto immediatamente tutti gli allarmi. I bambini non sbagliano”.
Con una sincerità spiazzante, Rossi ha ammesso di non aver reagito subito come avrebbe dovuto. “Noi ci siamo fidati di una prima visita fatta in maniera superficiale, ma poi Ada, che è molto intelligente, ha detto: portatemi in ospedale. Non ce la faceva più dal dolore”. In quelle parole c’è tutto il dramma di un genitore che si accorge troppo tardi della gravità della situazione, ma anche l’incredibile lucidità di una bambina capace di chiedere aiuto. “Io stavo per ribaltare questo ospedale”, ha confessato, ricordando quei momenti in cui i medici tardavano a prendere provvedimenti. “Bisogna essere più forti della forza, avere sangue freddo, prendere il toro per le corna e fare anche delle cose impopolari”. Lui e la compagna Silvia hanno dovuto imporsi, prendere decisioni scomode, ma quelle scelte hanno salvato la vita alla figlia. “Possiamo tranquillamente dire di averle salvato la vita”, ha detto, lasciando trasparire un orgoglio sofferto ma pieno di amore.
Il ricordo delle sette ore di intervento è ancora una ferita aperta. “Sette ore? Io non oso immaginare quelle sette ore”, ha commentato la conduttrice, e Rossi ha confermato: “No, ma anche le ore dopo, anche le ore durante l’intervento”. Ore infinite, un’attesa che cambia la vita. “Quando passi da un rinowash, che tutti conoscono, alla parola craniotomia, ti chiudono in una stanza e la vita cambia. Dici: ma come caspita è possibile? Eppure succede. E di fronte c’è un esserino di dieci anni e dici: perché non a me?”. È il grido silenzioso di un padre che avrebbe voluto prendere su di sé il dolore della figlia, che si è trovato disarmato davanti a una malattia assurda, spietata, capace di ribaltare ogni certezza. Eppure, da quell’operazione la bambina è uscita viva, forte, pronta a riprendersi la sua vita. “Ora Ada ha solo crediti da riscuotere nella vita”, ha detto Rossi, con una luce negli occhi che tradiva insieme speranza e commozione.
Alla fine, l’attore ha voluto trasformare il suo dolore in un messaggio per tutti. “State attenti, i bambini non sbagliano quando dicono che stanno male. Magari parlano in maniera diversa dal solito, anche per un semplice mal di pancia o, soprattutto, la testa. Noi abbiamo avuto una persona in ospedale che le ha messo le mani sulla testa e ha detto: qui c’è qualcosa che non va, e da lì ti puoi immaginare”. Un racconto che non è solo la cronaca di una malattia, ma un vero e proprio appello alla vigilanza, alla responsabilità, all’amore vigile dei genitori. Alberto Rossi non ha nascosto nulla: la paura, la rabbia, la disperazione, ma anche il coraggio e la forza che nascono solo quando la vita di un figlio è appesa a un filo. E così, da un palco televisivo, il suo dolore privato è diventato una lezione universale, un monito a non sottovalutare mai i segnali dei bambini e a non arrendersi mai di fronte alla paura.