A Rotondella Patrizio Rispo, noto attore della celebre serie Un Posto al Sole. Ecco quando

 

Rotondella si è svegliata con un presentimento strano, uno di quei silenzi d’inizio inverno in cui sembra che il paese intero trattenga il fiato. In Piazza della Repubblica, dove di solito il tempo scorre lento tra un caffè e una chiacchiera, già dalle prime luci dell’alba qualcosa non è più come prima: transenne lucide appena montate, cavi che serpeggiano sull’acciottolato, fari puntati contro le facciate dei palazzi, tecnici con il badge al collo che si muovono come in una coreografia studiata. “Domani, dalle ore 9:00, avremo il piacere di ospitare Patrizio Rispo, noto attore della celebre serie Un Posto al Sole, per le riprese di un nuovo programma televisivo”: l’annuncio dell’Amministrazione è rimbalzato ovunque, dai social al bar, fino alla bacheca della parrocchia. Ma dietro l’entusiasmo ufficiale, si nasconde una corrente sotterranea di tensione, fatta di vecchi rancori, speranze mai spente e promesse che qualcuno, a Rotondella, non ha dimenticato.

Perché per molti Patrizio Rispo è solo il volto rassicurante della TV di ogni sera; per altri, qui, è il simbolo di un’occasione mancata. Marta, 27 anni, aspirante regista, ha lasciato Rotondella per Roma cinque anni fa con una valigia piena di sogni e una mail mai risposta della produzione di Un Posto al Sole. Oggi è tornata per necessità, non per scelta, a lavorare nel panificio di famiglia, proprio mentre in Basilicata nasce la “Rete Città del Pane e del Grano”, annunciata con orgoglio dalla vicina Matera. “Un’altra importante occasione per far conoscere e valorizzare il nostro Paese!”, recita il comunicato del Comune sul nuovo programma televisivo. Marta lo legge sul telefono dietro il bancone, le mani ancora sporche di farina, e sente il sapore amaro dell’ironia: lei che sognava set e cineprese, relegata a confezionare filoni e focacce mentre le telecamere girano, sì, ma a pochi metri da casa sua. Per la comunità è il grande giorno; per lei è una resa dei conti personale con tutto ciò che ha dovuto lasciare andare.

Nello stesso istante, nella sede comunale, si consuma un’altra scena carica di tensione. Il sindaco osserva dalla finestra i primi curiosi affacciarsi in piazza, mentre alle sue spalle si consuma un piccolo scontro politico. C’è chi vede l’arrivo di Patrizio Rispo come l’apice di una strategia di rilancio turistico, un tassello accanto ad altri eventi che punteggiano la Basilicata – dal Premio Mediterraneo a Pisticci alle giornate di Agrifood a Scanzano Jonico – e chi, invece, sussurra che “tutto questo clamore” non è che una vetrina costruita ad arte per coprire problemi più profondi: le graduatorie regionali in bilico, il prezzo del latte crollato che mette in ginocchio gli allevatori, i giovani costretti a partire. “La TV non risolve le crisi”, sbotta un consigliere, mentre un altro replica che “senza visibilità un paese è già morto”. In mezzo a loro, l’Amministrazione insiste sul messaggio ufficiale: “Un’altra importante occasione per far conoscere e valorizzare il nostro Paese”. Ma il tono con cui viene ripetuto tradisce la paura che, se qualcosa andrà storto domani, sarà la loro credibilità a pagare il prezzo più alto.

Intanto in piazza si prepara un palcoscenico che sembra fatto apposta per esasperare emozioni e contrasti. I commercianti lucidano vetrine e serrande, qualcuno improvvisa uno striscione di benvenuto, altri borbottano perché le transenne impediscono l’accesso alle loro attività. I ragazzi provano a spingersi sempre più vicino al set, smartphone alzati, in una caccia al selfie che somiglia a un rito di passaggio: in fondo, quanti altri momenti così vivrà ancora Rotondella? Marta osserva la scena da lontano, appoggiata alla porta del panificio. Potrebbe restare dietro il vetro, protetta, e lasciare che il treno le passi accanto ancora una volta. Oppure può fare ciò che non ha avuto il coraggio di fare a Roma: avvicinarsi, presentarsi, chiedere un minuto, un contatto, un’opportunità. È in quell’istante sospeso, in cui non ha ancora deciso se indossare il grembiule o la sua vecchia giacca di scena dell’Accademia, che in piazza arriva lui: Patrizio Rispo, sorriso largo, sguardo attento, abituato a stringere mani ma anche a leggere tra le righe dei volti che gli si parano davanti.

L’apparizione dell’attore, per il paese, è quasi un piccolo terremoto emotivo. Le signore che lo seguono da anni in TV si commuovono, i bambini lo fissano come se fosse uscito da uno schermo magico, gli amministratori lo scortano come un trofeo vivente, ripetendo ai microfoni che “Rotondella è pronta a farsi conoscere al mondo”. Ma mentre le telecamere si accendono e il regista dà il primo ciak del “nuovo programma televisivo” che promette di raccontare l’Italia dei borghi, gli occhi di Patrizio incrociano quelli di Marta. Non è uno sguardo da fan, non è la curiosità ingenua del passante. È un misto di sfida, ferita e desiderio di riscatto. In quell’incrocio silenzioso, la retorica patinata dell’evento si incrina: non è solo il paese a voler essere valorizzato, è una generazione intera a chiedere di non essere usata come sfondo decorativo. Le luci dei riflettori illuminano Piazza della Repubblica come non mai, ma la scena più importante, quella che nessuna troupe ha ancora scritto, sta per giocarsi tutta tra due persone: un’icona della TV italiana e una ragazza che si rifiuta di rassegnarsi al ruolo di comparsa nella storia del suo paese. Se vuoi, nel prossimo passo posso aiutarti a trasformare questo racconto in una serie di articoli collegati, ognuno dedicato a un personaggio o a un tema diverso di questa giornata “storica” a Rotondella.